Presentazione Festival 2008

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Copertina 2008“Abruzzo, terra di pastori” … così diceva il nostro poeta Gabriele D’ Annunzio. Così era e così scriveva. Oggi forse penserebbe diversamente, lui che amava tanto la sua terra. Due infatti erano le cose che lui amava veramente. La seconda era l’ Abruzzo. Oggi direbbe “Abruzzo, terra di impostori… e di mala sanità”. E per noi poveri comici cabarettisti quindi diventa sempre più difficile far ridere, alienati dalle troppe argomentazioni di triste attualità che raffreddano gli animi, che restringono le labbra, che scuriscono gli animi. Ci sono troppi dolori universali insanabili. Pene di morti brutali, spacci di estasi e droghe incandescenti, pedofilie camuffate da animi ingenue e apparentemente innocue. Ci sono troppe macchie di sangue e mucchi di spazzatura. Genti senza terre e terre senza genti. Ci sono troppi capi e pochi santi. Non si ride più. C’ è rimasto poco da ridere. Il barile rincara giornalmente con grande velocità rallentando i motori del mondo ad esso schiavi. E poi gli scoppi, le bombe, i cannoni. Troppi rumori ci scuotono.

In questo clima diventa difficile inventare un motivo per ridere, e la comicità stessa a volte scade avvalendosi di false motivazioni. A volte si diventa perfino volgari. Far ridere bene, pulitamente è impresa ardua e richiede notevole intelligenza, molto spirito e un minimo di cultura dell’ esistenza umana. Ma essenzialmente si deve essere muniti di un forte spirito di ribellione. Essere comici oggi significa quindi dissociarsi da tutto ciò che di marcio ci sta intorno, da tutto ciò che ci procura dolore e sofferenza. Vuol dire parlare dell’ attuale con repulsione e contrarietà alzando la voce e incitando alla pace.

Chi ha voce allora lo faccia, chi ha fantasia lo inventi, chi ha coraggio lo segua, chi ha istinto lo intuisca, chi ha buon senso lo imiti. Ma chi ha tutto questo messo insieme allora facesse il comico e dia il buon esempio. Si unisca a noi, carovana di spiriti liberi e leggeri capaci di smuovere gli animi e di guarire le ferite del malumore.

Quando ero piccolo e finali2008subivo un’ ingiustizia, o pensavo fossero tali, ricorrevo sempre da mia nonna che mi dava i giusti consigli dettandomi regole di vita fondamentali scandite da proverbi e ” detti ” insostituibili e azzeccati e ad ogni mia denuncia lei mi incoraggiava dicendomi di reagire così: ” Fàttece nà bèlla resàte assòpre e Dìje pruvvède ” che tradotto significa: ” Ridici su che Dio ti aiuta “. E’ in questa risposta che troviamo tutta la filosofia e la fiducia nella vita così come mia nonna la viveva e la trasmetteva. In fondo quello che oggi si è un po’ perso è proprio il significato e il valore di questo bene. Forse dovremmo ricercare la nostra speranza nell’ aiuto di Dio che senz’ altro ci aiuta quando ci vede ridere e non ci vede soffrire. E quando rasserenati e sorridenti avremmo contagiato un po’ tutti da dare più allegria e più pace allora forse scorgeremo un piccolo sorriso anche sulla faccia di Dio e lo saluteremo allegramente dicendo: ” Dio, che risate! “

Con questo inno vi aspetto anche quest’ anno al Festival. Vi aspetto perchè so che verrete. Perché so che staremo bene insieme per sollevarci lo spirito in questo incantesimo che si ripete oramai da otto anni e che ci unisce con stima e cordialità.

Vi aspetto perché…. Dio che risate!

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