Settete! Così come si dice a un bimbo per regalargli un sorriso, così come sette sono stati i Re di Roma, sette i colli romani, sette le meraviglie del mondo, sette i nani di Biancaneve, sette le vite del gatto, sette i giorni per una settimana e sette le camice sudate per arrivare alla settima edizione del Festival Nazionale Adriatica Cabaret. Eggià! Sono passati sette anni e questo appuntamento ormai tradizionale che conclude la nostra estate a suon di risate sembra esserci sempre stato e, diciamolo pure, adesso non ne possiamo fare più a meno. Il delfino è pronto per partire alla grande in questa Kermesse di artisti, quest’ anno ancora più ricca che mai, per spumeggiare nella sua schiuma di umorismo e comicità e per contagiare tutti positivamente. Lasciamo quindi il broncio a casa, sospendiamo le preoccupazioni, inteneriamo gli animi e corriamo a prenotare il nostro posto alle Torri Montanare per rigenerare lo spirito e arricchire il nostro carattere di buon senso e ottimismo così tanto utili nella vita quotidiana e così indispensabili alla pace comune e alla tolleranza civile. In questi anni siamo cresciuti molto, Adriatica Cabaret è una delle scuole della comicità più importanti d’ Italia, passaggio quasi obbligato per che voglia intraprendere questo difficile ma suggestivo e sconfinato mestiere dell’ ironia, per chi vuole misurarsi con se e con gli altri con coraggio e passione. Ed è proprio a loro che voglio rivolgermi con stima e affetto per incoraggiarli e stimolarli a voler crescere e a soffrire per la loro nobile e innata passione. Il cabaret è cultura e nasce dall’ animo, trasmettere agli altri la propria visione del mondo, specie se in chiave comica, è sinonimo di altruismo e buonsenso e non può che essere ricompensato dalla maestosità degli applausi che ogni anno, grazieaddio, siamo abituati a ricevere. Non vi fermate. Alla fine rideranno di noi.
A noi il compito più arduo,
a noi comici, cabarettisti, barzellettieri, umoristi, pagliacci, giullari, buffoni.
A noi, uomini con l’ anima leggera.
A noi che siamo capaci di leggere al contrario, vedere il riflesso, ascoltare il silenzio.
A noi, poveri senza noia, che partiamo sempre e non arriviamo mai.
A noi che la gente piace, a noi che la vita ci convince, a noi che il tempo scuote meno. A noi veri complici prescelti dal destino dell’ uomo.
Perché siamo capaci di essere liberi, di essere sinceri e di essere forti.
A noi il compito più arduo,
far stendere le labbra di un bambino nel dolce suono di un sorriso,
deviare una lacrima su un viso che soffre,
rasserenare un lamento,
regalare a tutti una parte della nostra anima.
A noi il compito più arduo,
per ricordare a tutti chi è l’ uomo,
per dire a tutti com’ è l’ uomo.
A noi comici, cabarettisti, barzellettieri, umoristi, pagliacci, giullari, buffoni,
il compito più arduo.
Ridere e far ridere dell’ uomo.